Zenobia l’ultima regina d’Oriente
L’assedio di Palmira e lo scontro con Roma
Salerno Editrice 2018 Roma
Zenobia, perché lei? L’autore scrive le sue motivazioni nell’introduzione.
Naturalmente non si può prescindere dalla attuale tragedia di Palmira (e compare il nome del custode assassinato , l’archeologo Khaled al-Assad).
Ma è proprio la statura del personaggio che affascina: una donna “dalle doti straordinarie”. «La sua ascesa brilla di luce intensa, ma in un divenire che si brucia in fretta».
Una vera e propria eroina nella lotta contro Roma e nell’affermazione di sé: un profilo che ben si presta a mitizzazioni, sia come femminista ante litteram, sia come ribelle che si batte per l’indipendenza di un Medio Oriente rapinato e sconvolto dalle potenze “predatrici” occidentali.
«Di questa protagonista della storia del Medio Oriente questo libro mostrerà come il suo sogno di una rinascita di un grande monarcato ellenistico, più esteso di quello di Cleopatra, sia stato effimero per un errore di valutazione politica: quello, cioè, di avere considerato l’impero di Roma irreparabilmente frazionato, sia in Oriente sia in Occidente, e quindi destinato alla totale disgregazione».
Sintesi
- Sul confine dell’Eufrate
Terzo secolo dopo Cristo: Palmira è una città carovaniera posta tra due imperi, quello di Roma e quello persiano. La storia di questa città, le cui origini sono antichissime, si snoda in cinque atti:
indipendenza dell’oasi fino al periodo augusteo
2. città tributaria da Tiberio e oltre
3. civica libera sotto Adriano
4. colonia di diritto in età severiana
5. stato vassallo che si evolve in principato indipendente
Con l’ascesa di Odenato Palmira diventa l’ultimo baluardo di Roma contro i Persiani. - Zenobia, una protagonista
Seconda (o terza, forse in regime di concubinato?) moglie di Odenato, di cui è consigliera, ne continua dapprima la politica e diventa la mediatrice tra Roma e l’impero persiano. Le fonti ci parlano di una donna colta, conoscitrice del latino, dell’egiziano e del greco, studiosa della storia alessandrina; non solo, era anche cacciatrice e cavallerizza, nonché guerriera: Aureliano diceva che combatteva come un uomo.
Dopo la morte di Odenato Zenobia sviluppa la sua avversione verso Roma.
- La nuova Cleopatra
Il principato ereditato da Zenobia e suo figlio Vaballato è vasto, multietnico, indipendente; ha il monopolio dei traffici con l’Estremo Oriente e con l’India; con la conquista dell’Egitto da parte di Zenobia si apre il problema dell’approvvigionamento dell’Urbe, per cui il grano egiziano è vitale.
In questa contrapposizione con Roma, Zenobia ha presente tre modelli:
il modello mitico di Didone
2. il modello storico di Cleopatra
3. il modello contingente di Vittoria, madre di Vittorino, che nelle Gallie coltiva un’analoga contrapposizione che potrebbe sfociare in secessione.
- Le aperture monoteistiche e le alleanze religiose
In un mondo in cui si sviluppavano le aspirazioni monoteistiche ( dal cristianesimo al culto del Sole Invitto, dal la dottrina monarchiana a Zoroastro) Zenobia si rivela figlia del suo tempo: alla sua corte convergevano intellettuali attirati dal sogno di una rinascita dell’Oriente ellenistico; lei stessa era vicina al platonismo di Cassio Longino.
Protettrice di Paolo di Samosata, eretico, giudicata probabilmente a torto giudea, «… è innegabile che Zenobia respiri del clima del suo tempo. La curiosità intellettuale la riconduceva all’ultimo platonismo, l’istanza religiosa al monoteismo, la necessità politica a un cristianesimo – come quello di Paolo –riveduto e corretto. ».
C’è un parallelo tra la predicazione eretica di Paolo e l’azione autonomistica di Zenobia. - Aureliano e il regno di Palmira
Zenobia è ormai la nemica di Roma e Aureliano si muove per risolvere la questione, spinto anche dalla necessità di riappropriarsi del “granaio” costituito dall’Egitto. Così, mentre a Roma si minimizza l’impresa contro “una debole donna”, Aureliano arriva a cingere d’assedio Palmira, una città ricca, dotata di mezzi finanziari per resistere. - L’assedio, la fuga nel deserto e la resa
L’offerta da parte di Aureliano di una resa spacca la città tra intransigenti come Longino e collaborazionisti. Zenobia vuol resistere e, sperando in un aiuto dei Persiani, corre verso l’Eufrate, ma viene catturata. Così la città si arrende. Segue il processo ai vinti e la regina basa la sua difesa su tre punti, riuscendo a salvarsi:
essere donna ingannata da cattivi consiglieri
2. aver preservato l’integrità dei territori romani minacciata dai Persiani
3. ribaltare le accuse sugli amici (e questo costerà la morte a Longino – ma la notizia viene da Zosimo, misogino e pagano seguace di Longino, quindi ostile alla regina traditrice e cristiana)
- Il trionfo di Aureliano
Zenobia segue, come prigioniera, Aureliano per due anni prima di giungere a Roma. Qui sarà esibita, assieme a Tetrico, nel Trionfo che l’Historia Augusta, unica fonte, descrive. - Aureliano e Zenobia
Si può supporre un’umana attrazione tra l’imperatore di umili origine e la colta e affascinante prigioniera: una specie di imitatio Caesaris per l’uno e di imitatio Cleopatrae per l’altra?
Vi erano affinità tra i due: le credenze monoteiste accomunano il culto di Aureliano per il Sole invitto e il platonismo cristiano di Zenobia. Il culto del Sole era un elemento di forte coesione sociale in un mondo volto ormai al monoteismo e poteva diventare la base per rinverdire l’unità dell’impero. Il sincretismo religioso era funzionale a questa politica. Un sincretismo sperimentato anche da Zenobia. Probabilmente la regina ebbe qualche influenza in questo senso.
- Da regina orientale a matrona romana
Il mistero avvolge la vita di Zenobia a Roma e le scarse notizie sono solo incentivi a romanzarne la storia.
La fortuna dell’immagine, simbolo e paradigma
La figura di questa donna si presta ad essere “tragedia bile”.
La leggenda parte da Petrarca che la fa “casta e guerriera”, doti riprese e aumentate dal Boccaccio che la vede “casta, guerriera e cacciatrice”. La fama continua dall’area neolatina a quella anglosassone, e poi lungo i secoli: cultrice delle lettere, anticipatrice delle donne di potere come Matilde di Canossa e Anna d’Austria reggente per Luigi XIV, eroina che lotta contro il tiranno Aureliano, immagine ideologizzata per il mondo arabo che la contrappone ai colonialismi, immagine esotica nell’Ottocento, simbolo della “femmina orientale” bottino di guerra per gli avventurieri del colonialismo.
E poi la diffusione popolare del suo nome nei romanzi popolari, nelle narrazioni erotiche, nelle canzonette, nelle musiche dei caffé-concerto, perfino tra maîtresses e cocottes. Forse anche Baudelaire l’ha sognata.