De Nittis a Padova

De Nittis
Padova,  Palazzo Zabarella
19 gennaio – 26 maggio 2013

 

«Dal 19 gennaio al 26 maggio 2013, Palazzo Zabarella di Padova  sarà teatro di un eccezionale evento dedicato a Giuseppe De Nittis (1846-1884)».
Due osservazioni, soprattutto, girando tra le sale dedicate all’esposizione, talmente evidenti da risultare ovvie: De Nittis è il pittore alla moda di un’agiata borghesia di fin de siècle parigino; De Nittis è di una bravura eccezionale.
In effetti non mi commuove, piuttosto ne rimango stupefatta; dalla sua pittura ad olio, naturalmente, ma anche da un’incredibile abilità nelle opere eseguite con i pastelli.
Il pittore, da un’infanzia travagliata e rattristata per le vicende tragiche della sua famiglia, da Barletta, sua terra d’origine, approda a Parigi, nella Parigi degli Impressionisti, con il suo bagaglio di esperienze e suggestioni di macchiaiolo: il risultato è una pittura che sa distinguersi rispetto all’Impressionismo, senza tuttavia rinnegarne il prezioso apporto.
Diventa il pittore di quella bella società che ci balza incontro dai suoi ritratti (e con la moglie, a questa bella società che comprendeva anche illustri intellettuali, aprirà il suo salotto – e la sua cucina, frutto di rinomate abilità culinarie: ah! delizia degli occhi e del palato!).
E si capisce che di Londra, che pure aveva decretato il suo successo, gli dessero fastidio le marcate differenze sociali che producevano la presenza di una massa di poveri straccioni e derelitti; non tanto per sensibilità sociale-morale, penso io, ma per ragioni estetiche.
Non conoscevo bene questo pittore, lo avevo sempre considerato un artista superficiale, il pittore da cui corrono le belle dame a farsi fare il ritratto; in parte, forse, è così.
Ma è bravo.

Come non rimanere incantati da quelle figurine nere che si stagliano sul biancore della neve o sul fondo rosso di un salotto? O dal quel fumo di treno che si sperde per la campagna? o ancora da quel profilo di paesaggio londinese avvolto nella nebbia luminosa?

E da tutta questa bellezza, anche, traspare un malinconico presagio di decadenza, forse di morte, forse della sua precoce morte.

 

La mostra è ricca, per ora poco frequentata, almeno fuori dei fine settimana, quindi molto godibile, anche per l’ampio spazio delle sale, che permette quel vicino-lontano che ritengo essenziale per lo sguardo che voglia cogliere l’effetto e contemporaneamente l’abilità artistica.

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