Il Nudo nell’Arte – Vol.II

 Il Nudo nell’Arte
Eros Natura Artificio
a cura di Gloria Fossi
Vol.II – Da Caravaggio al ‘700 francese
Testi di
Claudio Strinati,
Augusto Gentili,
Didier Bodart,
Charles Avery,
Orietta Rossi Pinelli


C.Strinati in Il nudo mitologico e il nudo eroico passa in rassegna l’atteggiamento dei vari artisti nei confronti dell’antico. Raffaello opera una ricostruzione filologica in cui l’antico diventa modello di bellezza ed equilibrio formale, insuperabile in sé ma da reinventare; troviamo perciò nelle sue raffigurazioni un attento dosaggio di cognizione filologica e di affermazione della fantasia, il cui risultato produce un nudo naturalisticamente composto, ma di sovente freddo ed arido come un frammento di statua antica. Il Correggio inventa il nudo mitologico, nel senso che produce le sue immagini seguendo un ideale di bellezza tendente all’arcano e all’inquieto. Zucchi costituisce un modello per il manierismo internazionale. Carracci crea un’epica figurativa nutrita di lirismo ed emozione, sottraendola, quindi, alla freddezza della riproduzione filologica. Il Caravaggio è un mondo a parte, la sua dimensione artistica lo eleva al di sopra delle convenzioni: egli crea un nudo mitologico secondo un’ottica di straniamento, dando vita a figurazioni inattese ed incongrue, comunque geniali. Reni ci propone il frutto di una sua sottile meditazione, mai aggressivo, ma sempre equilibrato tra sacro e profano; il mito non è più modello, perché ha perso il suo spessore etico.
Gentili in Corpo femminile e sguardo maschile esamina la pittura veneziana del Cinquecento. I molti ritratti che possono sembrare di cortigiane, in realtà sono travestimenti idealizzati di presenze topiche, che rispondono ad esigenze della committenza; in molti casi sono allegorie del matrimonio. Così riscontriamo in nudi femminili di Tiziano un erotismo allusivo, elegante, filtrato dall’allegoria letteraria e/o dalla funzionalità sociale; in molti casi l’erotismo è esplicito, richiesto dal committente (spesso illustre, come nel caso di Filippo II di Spagna): opere create per gli sguardi maschili. La nudità femminile è legata al tema della tentazione, giustificando la violenza maschile in quanto provocata. Soprattutto nelle raffigurazioni religiose, il corpo femminile nudo compare in quanto tentazione per l’uomo, oppure è corpo di martire e, in quanto tale, umiliato, maltrattato, eliminato.
D.Bodart in “Conto di fare a grandezza naturale tre studi di sirene” si dedica all’opera di Rubens, ai suoi nudi femminili dalle forme abbondanti e dagli incarnati lattei. Fondamentale la formazione del pittore in Italia (considerando anche l’abitudine, negli atelier di formazione, di non usare modelli viventi). Le opere della maturità mettono in evidenza l’attenta analisi del corpo umano, documentata anche dagli studi preparatori, dall’attenzione alle pose, dal virtuosismo della descrizione carnale. Nell’ultima fase dedicata da Rubens alla giovane moglie, la vivacità creativa, il vigore esecutivo, l’acutezza della visione danno vita ad opere in cui si fondono cultura ed emozione, dai colori più brillanti, dalle ombre illuminate.
C.Avery in Dio come uomo e l’uomo come Dio parla della scultura a partire dal Rinascimento, della riscoperta del nudo eroico e dell’eccezionale capacità di ricreare la bellezza degli originali greci, pur partendo da mediocri copie romane.Si esaminano il nudo ideale, il nudo in azione, la figura a spirale, i gruppi monumentali. Il Pollaiolo crea forme spiraleggianti nello spazio cariche di energia e drammaticità. Il Canova non sempre convince emotivamente con le sue pose melodrammatiche. Infine con Rodin si abbandona la tradizione classica occidentale. Nelle raffigurazioni della nudità femminile operano due canoni diversi, quello classico e quello gotico-nordico. Il Giambologna si distingue per lo studio accurato degli antichi a cui segue però una personale rielaborazione. Il Bernini leviga le superfici. Infine il Canova crea opere di grande verosimiglianza levigando le superfici (suo era l’ultimo tocco, al lume di candela) ed usando il drappeggio per far risaltare il liscio della carne.
O.Rossi Pinelli in “I desideri si riproducono attraverso le loro immagini” parla degli artisti libertini nel Settecento francese, Watteau, Boucher e Fragonard; la scuola francese era l’espressione di quel pensiero scientifico-materialista, permeato di laicità, del mondo borghese; un mondo governato dai sensi e dall’esperienza, dove la perdita di trascendenza ha  la sua controparte nel guadagno di una maggiore libertà. Si assiste ad una grande produzione di immagini, spesso caratterizzate da superficialità e perdita di valori; l’arte diventa un bene di lusso ed è percepita come un antidoto alla noia che subentra alla caduta delle passioni. Formalmente è una produzione con vocazione all’asimmetria, all’arabesco, alla sollecitazione dei sensi attraverso il colore, la luce, gli specchi, con segni e simboli associati in modo antidogmatico, senza riguardo per la tradizione: è la “modernità”. Vengono abbandonati i modelli classici e le regole della proporzione; quel che conta è la grazia, il gusto del particolare, la novità, l’eccitazione. Si celebra il trionfo della laicizzazione.

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