Cose dell’altro mondo

Cose dell’altro mondo
regia di Francesco Patierno
Italia 2011

con Diego Abantuono, Valerio Mastandrea, Valentina Lodovini, Renato Nuvoletti, Sandra Collodel, Grazia Schiavo, Maurizio Donadoni, Vitaliano Trevisan, Riccardfo Bergo, Sergio Bustric, Fulvio Molena, Laura Efrikian

Commedia. Favola surreale. Divertente più che graffiante. Superficiale? Forse, ma sarà anche il momento che certi temi lascino le sale del cinema d’essai, dove poche e già convintissime persone possono trovare conferma alle proprie idee, e arrivino finalmente al grande pubblico. Non mi aspettavo un film di denuncia sociale vero e proprio e me lo sono goduto in tutta la sua limitatezza. Mi è piaciuto, ho riso, ho seguito una storia interessante interpretata da bravi attori.
L’idea degli extracomunitari che all’improvviso spariscono, lasciandoci in balia delle nostre incapacità, non è nuova (il rimando è al film di Sergio Arau e Jareli Arizmendi, “Un giorno senza messicani”, ambientato in California), ma veder calata nel Nordest questa situazione, soprattutto per chi vive nel Nordest, è esilarante-disperante: nella volgarità delle idee xenofobe dell’imprenditore Golfetto si ritrovano personaggi reali piuttosto noti – ahimé, non solo a livello locale; l’ignoranza imperante nell’ambiente veneto, così bene delineata in personaggi-tipo come il tassista, viene rappresentata in tutta la sua drammaticità.
La critica non tratta molto bene questo film, ne mette in rilievo l’incompiutezza della trama, i personaggi non risolti: «Frugando nella vita di personaggi così irrisolti e lasciando che la storia riposi su un intrigante mistero, a un certo punto “Cose dell’altro mondo” cade però nella trappola di mettere troppa carne al fuoco, invocando una risoluzione delle vicende e dei conflitti che invece non arriva. Forse per scelta, forse per oggettivi problemi di scrittura. Così il film resta sospeso, i fili non vengono tirati, il cerchio non si chiude. Perfino la scelta di non appartenenza a un genere vero e proprio finisce per togliere identità a un racconto che sulle prime si impone con grande efficacia. Peccato…» (Carola Proto in http://www.comingsoon.it/).
Il che non mi ha impedito, ripeto, di divertirmi alquanto.

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