La sedia della felicità
di Carlo Mazzacurati
Italia 2013
La sediafelice : formata da due parole apparentemente estranee tra loro, è come un talismano.
Emersi da un passato inconoscibile, svaniti in un futuro non raccontato, tre personaggi sono in cerca della sediafelice e non il passato, forse neanche il futuro, ma il presente ed il percorso verso questa sediafelice è quel che conta;
è durante il viaggio che si amalgano, in un malinconico groviglio, gioie (poche), preoccupazioni (molte), dolori, speranze, illusioni del garbato tatuatore Valerio Mastrandea, della giovane estetista Isabella Ragonese, dell’incredibile prete Giuseppe Battiston.
Attorno a loro tanti altri, con incontri patetico-burleschi, dalla medium circuita dal prete al mago di periferia, dal collezionista di sedie ( anche di una sediafelice ) al pittore-montanaro naïf e svitato; tipi esagerati nelle loro caratteristiche, ma più che grotteschi direi surreali come si addice ad una favola più che ad una storia di denuncia.
Una favola allegorica molto divertente, ma con un sottofondo di tristezza e di compassione – nel vero senso di “patire con” – per questi personaggi un po’ balordi, poveri marginali sognatori immersi in un mondo che ormai è una copia sbiadita del florido Nordest di un tempo. La storia è ambientata a Lido di Jesolo, ma quello che vediamo come sfondo alle vite dei personaggi sono scorci di periferie anonime, pezzi di campagna non riconoscibili, interni scalcagnati; chi popola questa società parla lingue diverse, tante le comparse, tanti gli stranieri, tanti i mestieri ai limiti della legalità; un mondo che si sta disgregando e che sembra precipitare nella catastrofe, in un buco nero in cui tutti saranno inghiottiti per sempre; e tuttavia i nostri tre non si arrendono e combattono per sopravvivere, anzi, per poter essere felici: la sediafelice è come il santo graal.
Riusciranno i nostri eroi a realizzare i loro sogni? Il futuro è incerto e sbiadito.
Titolo immaginifico, misterioso, sorridente per salutare (purtroppo) vita, affetti, luoghi, cinema: Carlo Mazzacurati ha avuto ammirevole, lineare forza per giocare il suo ultimo sguardo registico con questa commedia macchiata di giallo, dolcemente surreale, energicamente bizzarra. (dalla recensione edita da Cinema Edera – Treviso).