Fred Vargas
Tempi glaciali
Einaudi 2015
Tempi glaciali non tanto a Parigi, dove opera l’incomparabile squadra poliziesca del commissario Adamsberg, ma piuttosto in Islanda (e il ghiaccio lì è di prammatica), dove in conclusione va a finire un’indagine complicata, che si dirama in tutte la direzioni, e che l’acchiappanuvole Adamsberg conduce con quella sua aria sconclusionata, seguendo piste sotterranee ed indizi che gli frullano in testa arrivando non si sa da dove. Perfino i suoi collaboratori (e non si può dire che siano esenti da stranezze) rimangono sconcertati da questo zigzagare senza logica apparente.
«Una caccia ai fantasmi tra demoni e strane leggende. Dai ghiacci dell’Islanda alla Rivoluzione francese. Il nuovo caso per il commissario Adamsberg e la più stravagante armata dell’Anticrimine parigina» (dal retro di copertina)
Per gli appassionati di questa autrice (ed io lo sono) ritrovare i personaggi ormai noti è una delizia, al di là della specificità della storia: oltre a Adamsberg, Danglard così colto ed elegante e così sgraziato, che affoga le sue malinconiche considerazioni filosofiche nel vino bianco; la gigantessa Retancourt , presenza rassicurante, con la sua energia e potenza, soprattutto nei momenti di pericolo; Veyrenc che si inventa versi raciniani e che si porta in testa una chioma fiammeggiante; e tutti gli altri del commissariato, ognuno connotato da particolarità non comuni e molto poco consone ad una squadra di poliziotti; compreso il gatto Palla che dorme sopra la fotocopiatrice e che mangia solo se è in compagnia (come si fa a non innamorarsi di simile combriccola?).
È un romanzo perfetto: raffinato nei rimandi culturali, pervaso di una sottile ironia, che emerge con più brio nei dialoghi dei personaggi, ingegnoso nell’invenzione di una storia originale ed avvincente: «Tutto inizia con il ritrovamento di due corpi e la scoperta di uno strano simbolo scarabocchiato accanto a ciascuno di essi. Ma come sempre accade nelle storie di Fred Vargas, questo non è che l’avvio di un’avventura che finirà per snodarsi in mezza Europa tra una balzana setta di adepti della Rivoluzione francese e una gita in Islanda finita in tragedia» (dal retro di copertina)
«Sorprendente, ancora una volta. Vargas non ha uguali». (Le Figaro)