Suite francese

Irène Nemirovsky
Suite francese
A cura di Denise Epstein e Olivier Rubinstein
Postfazione di Myriam Anissimov
Traduzione di Laura Frausin Guarino
Adelphi 2005

«Ci interessiamo solo alle scosse, e le scosse o ci uccidono o durano meno di noi». Questa la considerazione datata 1° luglio 1942 che possiamo leggere negli appunti tratti dal diario di Irène Némirovsky: pochi giorni dopo, il 13 luglio viene arrestata dai gendarmi francesi e portata via per essere internata nel campo di concentramento di Pithiviers nel Loiret; nessuno dei suoi saprà più nulla di lei (“eliminata” ad Auschwitz il 17 agosto 1942).

Suite francese contiene due (“Temporale di giugno” e “Dolce”) delle cinque parti di quello che doveva essere un grande affresco degli anni di guerra in Francia; l’autrice scrive: «Per far bene le cose ci vorrebbero cinque parti: 1)Tempête 2)Dolce 3)Captivité 4)Bataille ? 5)La paix ?» e i punti di domanda mettono in luce di quanto incerto sentisse il suo futuro, cancellato appunto dalla “scossa”.

In “Temporale di giugno” si descrive, con rara maestria e con un andamento di vasto respiro, la fuga dei Francesi da Parigi durante l’invasione nazista. In “Dolce” c’è la storia dell’occupazione tedesca vista dagli occhi degli abitanti di Bussy; in particolare si racconta l’amore impossibile tra Lucile e l’ufficiale tedesco ospitato nella casa dove lei vive con la suocera. Lo sguardo della scrittrice è, al solito, penetrante e tagliente, risparmia pochi, di solito le persone più miti, oppure quelle ingenue e giovani. Nella bolgia della fuga in cui tutti pensano solo a sé e ai propri averi spicca la nobiltà d’animo dei coniugi Michaud; ma l’autrice sembra intenerita anche di fronte all’ingenuo ardore patriottico di Hubert a cui riserva un’ironia bonaria, così come si avverte un senso di compassione davanti ai tormenti di Lucile e a quelli di Madeleine per il figlio dei Michaud nella prima parte. Anche i giovanissimi soldati tedeschi che occupano il paese sono visti come ragazzi desiderosi di affetto e simpatia più che come nemici odiosi. Nella seconda parte infatti descrive situazioni piene di tranquillità, a volte festose, dove Tedeschi e Francesi sono gentili e ben disposti gli uni verso gli altri, e tuttavia sotto questo quadro quasi idilliaco ci si aspetta la tragedia, il disvelamento di un fondo di crudeltà. Sembra quasi la percezione del destino che travolgerà la scrittrice e che lei certo sentiva incombente e minaccioso.

Il libro è corredato da una ricca appendice: I.”Appunti di Irène Némirovsky sullo stato della Francia e sul suo progetto Suite francese tratti dal suo diario” con annotazioni molto interessanti ed illuminanti per la comprensione del romanzo; II.”Corrispondenza 1936-1945″ che raccoglie le varie lettere di Irène, di suo marito, di amici, di editori e di tutte quelle persone che hanno cercato di aiutarla e poi di avere sue notizie; tra queste anche le due ultime lettere di Irène dalla gendarmeria e dal campo di concentramento prima di sparire del tutto.

Nella Postfazione di Suite francese di Myriam Anissimov si traccia la vita della Némirovsky a partire dalle vicende della sua famiglia in Russia, una vita che da sola costituisce un romanzo; è uno scritto breve che ci rende con viva evidenza il personaggio Irène nelle sue pene di bambina ricca ma triste e sola (terribile la figura della madre), di adolescente, di giovane piena di voglia di divertirsi, di scrittrice precoce e infine di donna pienamente cosciente della tragedia che sta per travolgerla. Assieme alla corrispondenza ci regala una figura di scrittrice che affascina anche al di là dei suoi romanzi.

Ma davvero son tutte belle le mamme del mondo?

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