Irène Némirovsky
David Golder
Traduzione di Margherita Belardetti
Adelphi 2009
Golder si rifiuta di aiutare il suo socio Marcus, che ha sperperato parecchio denaro in donne e bella vita ed ormai è rovinato. Si apre così la porta di quel mondo degli affari in cui sono immersi Golder e Marcus, un mondo in cui non esiste pietà, dove tutti cercano di trarre il massimo vantaggio per sé, anche truffandosi a vicenda, anche se sono soci; è così che vanno le cose nel loro ambiente: ipocrisia, cinismo e avidità di denaro; non esiste affetto, né compassione e ogni uomo è visto dai suoi familiari come macchina per far soldi. Golder sa di valere solo per quello, produrre ricchezza. La sua casa è piena di ospiti, nobili spiantati, scrocconi; sua moglie vede in lui solo un fornitore di lusso, anche la figlia che lui adora lo cerca per poter soddisfare i propri capricci: divertimenti, abiti, gioielli, una macchina nuova e… un principe spiantato di cui, dice, si è innamorata.
Una storia crudele, spietata, non c’è sollievo né speranza di riscatto. I personaggi sono tratteggiati con mano ferma, incisi con la precisione chirurgica di chi vuol mettere a nudo le miserie umane. Quando è stato scritto questo romanzo, l’autrice aveva appena ventisei anni. Uno sguardo così giovane e tuttavia così disincantato è difficile da sopportare.